Cassazione penale Sez. II sentenza n. 2450 del 20 gennaio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:2450PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando la richiesta di denaro o altra utilità, pur potendo apparire inizialmente come l'esercizio di un preteso diritto, si manifesta in realtà come una condotta coartativa della volontà della vittima, caratterizzata da una forza intimidatoria tale da andare oltre il mero intento di far valere un proprio diritto. Ciò si verifica anche quando il terzo incaricato dell'esazione del credito, a nulla rilevando la natura lecita o illecita del credito stesso, agisca con violenza o minaccia nei confronti del debitore non solo al fine di coadiuvare il creditore a farsi ragione da sé, ma anche e soprattutto per il perseguimento dei propri autonomi interessi illeciti. Pertanto, la sussistenza del reato di estorsione è esclusa solo quando la richiesta di denaro o altra utilità avvenga in modo tale da non eccedere i limiti di un ragionevole intento di far valere un proprio diritto, senza l'impiego di mezzi coercitivi che superino tale limite. Inoltre, l'aggravante della commissione del fatto da più persone riunite, di cui all'art. 628, comma 3, n. 1 c.p., sussiste anche nel caso di partecipazione di sole due persone, essendo sufficiente la simultanea presenza di più soggetti nel luogo e nel momento del fatto, in ragione del maggiore effetto intimidatorio esercitato sulla vittima. Infine, il giudice di merito assolve adeguatamente l'obbligo di motivazione in ordine al diniego delle attenuanti generiche quando, pur senza esaminare tutti i parametri di cui all'art. 133 c.p., abbia comunque indicato le ragioni ostative ritenute di preponderante rilievo, come la gravità del fatto e i precedenti penali dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COSENTINO ((omissis)) - Presidente

Dott. CASUCCI Giuliano - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. IASILLO Adriano - Consigliere

Dott. CHINDEMI Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

((omissis)), quale difensore di Fa. Fi. (n. il (OMESSO)), e dall'((omissis)), quale difensore di Ma. Gi. (n. il (OMESSO));

avverso la sentenza della Corte d'appello di Caltanissetta, 2 sezione penale, in data 22/01/2008;

Sentita la relazione della causa fatta, in pubblica udienza, dal Consigliere Dott. IASILLO Adriano;

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale Dott. D'ANGELO Giovanni, il quale ha concluso chiedendo il rigetto di entrambi…

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