La natura dell'aggravante prevista dall'art. 416-bis, comma 4, c.p. non è qualificabile come circostanza ad effetto speciale, in quanto non comporta un aumento della pena superiore a un terzo della pena base, né come circostanza che determina l'applicazione di una pena di specie diversa da quella ordinaria, poiché la pena prevista rimane quella della reclusione. Pertanto, in caso di concorso di tale aggravante con altre circostanze, anche eterogenee, si applica la regola generale di cui all'art. 63, comma 4, c.p., che prevede un aumento della pena base non superiore alla metà. La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso straordinario proposto dal condannato, ha correttamente escluso che l'errore denunciato integrasse un vizio di percezione fattuale rilevante ai sensi dell'art. 625-bis c.p.p., trattandosi invece di una questione di diritto relativa alla corretta qualificazione giuridica dell'aggravante, estranea all'ambito di applicazione di tale rimedio straordinario.