Cassazione penale Sez. I sentenza n. 16888 del 4 maggio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:16888PEN

Massima

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Il diniego dell'attenuante della provocazione, a seguito della rinuncia del relativo motivo di appello da parte dell'imputato, non comporta l'obbligo per il giudice di appello di motivare espressamente tale esclusione, essendo sufficiente la concentrazione della cognizione sui motivi non rinunciati, salvo l'evidenza di condizioni per un proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Pertanto, il giudice di appello, nel valutare la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sulla pena, non è tenuto a motivare in modo specifico il mancato riconoscimento di una diversa attenuante, come quella della provocazione, qualora l'imputato abbia rinunciato al relativo motivo di impugnazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. DI TOMASSI ((omissis)) - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

SC. Ca. , nato il (OMESSO);

avverso la sentenza pronunziata in data 29.5.2009 dalla Corte d'assise d'appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto;

Visti gli atti, la sentenza impugnata, il ricorso;

Udita la relazione fatta dal Consigliere DI TOMASSI ((omissis))a;

Udito il Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo la declaratoria d'inammissibilita' del ricorso.

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