Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23322 del 10 giugno 2008

ECLI:IT:CASS:2008:23322PEN

Massima

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Il reato di diffamazione, ai sensi dell'art. 595 c.p., sussiste quando l'agente, comunicando con più persone, offende l'onore e il decoro della persona offesa, anche attraverso l'attribuzione di fatti lesivi della sua reputazione. Il termine di prescrizione del reato di diffamazione, essendo un delitto di competenza del giudice di pace, è quello ordinario e non quello ridotto di tre anni previsto dall'art. 157, comma 5, c.p. per i reati puniti con pene diverse da quella detentiva e da quella pecuniaria, in quanto le sanzioni paradetentive, come il lavoro di pubblica utilità, sono considerate a tutti gli effetti come pena detentiva della specie corrispondente a quella originaria. Pertanto, la causa estintiva per prescrizione del reato di diffamazione può verificarsi solo dopo il decorso del termine ordinario, che decorre dalla data del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Va. An. nato il (OMESSO);

avverso la sentenza emessa il 9-5-07 dalla Corte di appello di Lecce;

Visti gli atti, il provvedimento denunciato ed il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. Giuliana Ferrua;

Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. Baglione Tindari, che ha concluso per la declaratoria di inammissibilita' del ricorso; …

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