Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24660 del 17 giugno 2008

ECLI:IT:CASS:2008:24660PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che accetta denaro o altra utilità da privati, in cambio di informazioni riservate o di atti contrari ai doveri d'ufficio, commette il reato di corruzione propria, a prescindere dalla concreta lesione degli interessi pubblici, essendo sufficiente l'accordo corruttivo e l'accettazione della dazione o promessa. Tuttavia, perché il reato si configuri, è necessario che l'accordo corruttivo abbia ad oggetto un atto d'ufficio determinato e non mera attività privata o consulenziale del pubblico agente, ancorché sanzionabile sul piano disciplinare. Inoltre, il concorrente privato che corrompe il pubblico ufficiale risponde del reato di corruzione propria, a prescindere dal fatto che l'atto richiesto sia stato effettivamente compiuto. Infine, l'incaricato di pubblico servizio che si appropria di beni della pubblica amministrazione risponde del reato di peculato, anche se la condotta non integra una violazione di specifici doveri d'ufficio, essendo sufficiente il contributo cosciente e volontario all'illecita sottrazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNINO Saverio Felic - Presidente

Dott. AGRO' Antonio S. - Consigliere

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Al. Al.;

e Im. Sa.;

contro la sentenza 14 febbraio 2006 della Corte d'Appello di Milano;

Udita la relazione del Consigliere Dr. Antonio Stefano Agro';

Udito il P.G. Dr. D'Angelo Giovanni che ha concluso per il rigetto dei ricorsi.

Udita per la parte civile Re. Fe. It. costituita nei confronti di Im. Sa. l'avvocato Bellacosa Maurizio.

Udito l'avvocato Bruno Pierfrancesco per l' Al..

RITENUTO IN FATTO

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