Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Ai fini dell'applicazione della misura di prevenzione della confisca di beni, la presunzione di cui all'art. 2-bis, comma 3, della legge n. 575 del 1965 - secondo cui i beni intestati al coniuge, ai figli e agli altri conviventi dell'indiziato di appartenere ad associazioni di tipo mafioso devono essere sempre oggetto di indagine in vista dell'applicazione della misura patrimoniale - opera anche in relazione ai beni intestati ai congiunti o conviventi dell'indiziato, i quali hanno l'onere di dimostrare l'esclusiva disponibilità del bene per sottrarlo alla confisca. Tale presunzione non è limitata alla mera relazione naturalistica o di fatto col bene, ma si estende a tutte le situazioni in cui il bene ricada nella sfera degli interessi economici dell'indiziato, ancorché egli eserciti il proprio potere su di esso per il tramite di altri. Pertanto, l'intestazione di un bene immobile ai familiari o conviventi dell'indiziato non esclude la sua confisca, qualora non sia provata l'esclusiva disponibilità del bene in capo ai soggetti intestatari.