Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13821 del 21 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:13821PEN

Massima

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Il comportamento reiterato di minaccia, pedinamento e molestia nei confronti di una persona con cui si è avuta una relazione affettiva, tale da cagionarle un perdurante e grave stato di ansia o di paura tale da ingenerare un fondato timore per la propria incolumità, integra il delitto di atti persecutori di cui all'art. 612-bis c.p., anche quando il reo abbia agito al fine di rivendicare il proprio diritto di visita del figlio minore, essendo tale condotta incompatibile con il legittimo esercizio di tale diritto. La valutazione di attendibilità della persona offesa, supportata da plurime denunce pregresse e dalla testimonianza di terzi a conoscenza della situazione, nonché l'accertamento di una elevata capacità a delinquere del reo, giustificano il diniego delle circostanze attenuanti generiche e l'irrogazione di una pena adeguata alla gravità del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. CATENA Rossella - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza della Corte di Appello di Palermo emessa in data 29/06/2016;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere dott.ssa ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale dott.ssa ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito per il difensore di fiducia, Avv.to (OMISS…

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