Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25950 del 19 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:25950PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, avendo la disponibilità di denaro o valori appartenenti all'amministrazione per ragioni del suo ufficio, se ne appropria per farne uso personale, commette il reato di peculato, anche qualora la sottrazione avvenga in modo frazionato e per importi modesti, purché il comportamento sia sorretto dal dolo di appropriazione indebita. Il peculato d'uso, invece, è configurabile solo in relazione a cose di specie e non su quelle fungibili, restituibili solo nel tantundem, per le quali si ha sempre peculato ordinario. La prova della condotta appropriativa e dell'elemento soggettivo del peculato può essere desunta da una pluralità di elementi indiziari, quali riscontri documentali, anomalie contabili, mancata giustificazione al momento della contestazione, destinazione delle somme sottratte a scopi personali o di terzi, che, valutati complessivamente, possono integrare una motivazione adeguata e immune da vizi logici e giuridici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - rel. Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Ancona il 21 febbraio 2014;

visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;

udita la relazione del Consigliere Dott. Stefano Mogini;

udito il sostituto procuratore generale Dr. Maria Giuseppina Fodaroni, che ha chiesto il rigetto del ricorso;

uditi l'avv. (OMISSIS), difensore di fiducia di (OMISSIS), che ha insistito per l'accoglimento del ricorso, e l'avv…

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