Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13375 del 28 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:13375PEN

Massima

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La minaccia formulata con l'intento di costringere la persona offesa a una determinata condotta, anche se non esplicitamente indicata, integra il reato di violenza privata, almeno tentata, e non il meno grave reato di minaccia semplice. Ai fini della corretta qualificazione giuridica della condotta, è necessario che la minaccia sia diretta a ottenere una specifica azione o omissione dal soggetto passivo, non essendo sufficiente il solo tenore intimidatorio della minaccia. La mancata indicazione della condotta pretesa rende la minaccia generica e non consente di ravvisare il più grave reato di violenza privata, dovendosi in tal caso configurare il reato di minaccia semplice. Pertanto, la qualificazione giuridica del fatto deve essere effettuata sulla base della determinatezza della minaccia e della sua finalità di costringere il soggetto passivo a un comportamento specifico, a prescindere dalla formulazione originaria del reato contestato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NARDI Domenico - Presidente

Dott. COLONNESE Andrea - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO CORTE D'APPELLO di TRIESTE;

nei confronti di:

VA. DA. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 08/11/2006 GIUDICE DI PACE di TRIESTE;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. COLONNESE ANDREA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dr. STABILE Carmine, che ha concluso per l'annullame…

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