Il reato di insubordinazione con violenza militare si configura quando il militare, in servizio, pone in essere atti esecutivi diretti a ledere fisicamente il superiore gerarchico, anche se non si realizza l'evento lesivo a causa dell'intervento di terzi. Ai fini della configurabilità di tale reato non è necessario che l'azione violenta sia idonea a cagionare lesioni gravi o gravissime, essendo sufficiente l'idoneità a provocare anche solo lesioni lievi o lievissime. L'attenuante della provocazione non è applicabile quando la condotta del superiore, pur non conforme alle norme disciplinari, non presenta i requisiti di gravità e ingiustizia tali da determinare uno stato d'ira incontenibile nell'inferiore. Inoltre, l'attenuante della minore importanza del fatto ex art. 48 c.p.m.p. n. 3 non è riconoscibile quando il militare inferiore, pur irritato dal comportamento del superiore, abbia comunque tenuto una condotta non conveniente e irrispettosa delle norme disciplinari, non essendo il mancato adempimento di un incarico da parte del superiore una causa sufficiente a giustificare tale reazione. La mancata percezione diretta da parte della persona offesa delle espressioni offensive non esclude la configurabilità del reato di insubordinazione con ingiuria, essendo sufficiente che le stesse siano state comunque pronunciate dall'imputato.