Cassazione penale Sez. II sentenza n. 1126 del 10 gennaio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:1126PEN

Massima

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Il metodo mafioso può essere integrato anche dal soggetto non appartenente all'associazione criminale, purché la condotta sia idonea a incutere nel soggetto passivo quella particolare coartazione psicologica tipica degli appartenenti alla consorteria mafiosa, anche in assenza di una finalità di agevolare l'attività dell'associazione. Ai fini dell'applicazione dell'aggravante di cui all'art. 7 della Legge n. 203 del 1991, è sufficiente che l'agente ponga in essere un comportamento minaccioso tale da richiamare alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo quello comunemente ritenuto proprio di chi appartenga ad un sodalizio mafioso, a prescindere dalla effettiva partecipazione dell'agente all'associazione criminale. La contestazione di tale aggravante comporta l'applicabilità della presunzione di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p., con conseguente onere per il giudice di motivare in ordine all'inesistenza di elementi idonei a contrastare tale presunzione di elevata pericolosità sociale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COSENTINO ((omissis)) - Presidente

Dott. ESPOSITO Antonio - Consigliere

Dott. PAGANO Filiberto - Consigliere

Dott. BANDINI Gianfranco - Consigliere

Dott. AMBROSIO Annamaria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) MA. MA., N. IL (OMESSO);

avverso ORDINANZA del 05/07/2007 TRIB. LIBERTA' di CATANZARO;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. AMBROSIO ANNAMARIA;

sentite le richieste del Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito il difensore avv. SIGGIA Elio che ha concluso per l'accoglimento del ricorso con l'annullamento del provvedimento impugnato.

OSSERVA

1.1. Con …

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