Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'avvocato, nell'esercizio della professione, è tenuto ad agire con indipendenza, lealtà, probità, dignità, decoro, diligenza e competenza, nel rispetto del rilievo sociale della professione forense e dei principi di corretta e leale concorrenza. L'ordine professionale, attraverso i propri organi disciplinari, esercita un potere amministrativo di controllo sui comportamenti degli iscritti, volto alla tutela degli interessi della classe professionale e al perseguimento dei fini istituzionali dell'associazionismo forense. Tale potere si esplica nella promozione e nella decisione dei procedimenti disciplinari, con l'irrogazione di sanzioni graduate in base alla gravità dell'illecito e alle condizioni soggettive dell'incolpato, nel rispetto del principio di legalità. In particolare, l'avvocato che richieda al cliente compensi non dovuti o eccessivi rispetto ai criteri tariffari applicabili, ovvero svolga attività professionale oltre i limiti del mandato ricevuto, incorre in illeciti deontologici sanzionabili in via disciplinare, anche sulla base della clausola di chiusura che impone l'esercizio della professione secondo i principi di indipendenza, lealtà, probità, dignità, decoro, diligenza e competenza.