Cassazione penale Sez. I sentenza n. 23538 del 30 maggio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:23538PEN

Massima

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Il militare che, in presenza dei superiori, pronuncia frasi offensive e ingiuriose nei loro confronti, ledendo il prestigio e l'onore della gerarchia, commette il reato di insubordinazione con ingiuria aggravata, non potendo invocare a sua discolpa il legittimo esercizio del diritto di critica, in quanto le modalità espressive utilizzate, per la loro eccessività e mancanza di continenza, esulano dai limiti di tale diritto. La condotta del militare, essendo riconducibile al contesto di servizio e disciplina militare, non può essere considerata scriminata per cause estranee al servizio, né può dar luogo all'applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, in ragione della gravità delle modalità della condotta e del danno arrecato all'ordinamento militare. Inoltre, l'assenza di pentimento e resipiscenza da parte dell'imputato, già noto per analoghi comportamenti irrispettosi della gerarchia, giustifica il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANCUSO Luigi F. A. - Presidente

Dott. LIUNI Teresa - rel. Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. APRILE Stefano - Consigliere

Dott. CENTONZE Alessandro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10/11/2021 della CORTE MILITARE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa LIUNI TERESA;
letta la requisitoria del Procuratore generale Militare, Dott. FLAMINI LUIGI MARIA, il quale ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 10/11/2021 la Corte Militare di appello di Roma ha confermato la sentenza del Tribunale …

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