Il falso ideologico commesso mediante la formazione di una ricevuta di pagamento contraffatta, esibita al fine di indurre in errore il creditore sulla effettività del versamento, integra il reato di falsità ideologica in atto pubblico e il tentativo di truffa, anche qualora il danno non si sia effettivamente verificato per cause indipendenti dalla volontà dell'agente. In tali casi, il giudice di merito è tenuto a motivare adeguatamente il giudizio di colpevolezza, valorizzando le risultanze processuali idonee a comprovare la condotta fraudolenta dell'imputato, senza che possa ritenersi irrilevante la grossolanità del falso, atteso che l'accertamento del mancato pagamento è sufficiente a rilevare la falsità della ricevuta esibita. Inoltre, in tema di prescrizione del reato, la disciplina transitoria prevista dalla legge n. 251 del 2005 deve essere interpretata in senso unitario, nel senso che l'esclusione dell'applicazione dei termini di prescrizione più brevi riguarda tutte le disposizioni che comportino una abbreviazione dei termini, compresa quella dell'art. 159 c.p., che impone un limite, non superiore a sessanta giorni, alla sospensione del termine di prescrizione nel caso di differimento del dibattimento dovuto ad impedimento delle parti o dei difensori.