Il Ministero competente è tenuto a verificare, in sede di esame delle istanze di riconoscimento di titoli formativi conseguiti in altro Stato membro dell'Unione Europea, se le conoscenze, competenze e capacità attestate dal titolo estero, nonché l'esperienza maturata nello Stato di origine, soddisfino, anche solo parzialmente, le condizioni per l'accesso all'insegnamento nello Stato di destinazione, salva l'adozione di opportune e proporzionate misure compensative ai sensi dell'art. 14 della Direttiva 2005/36/CE, come modificata dalla Direttiva 2013/55/UE. Il Ministero non può negare il riconoscimento del titolo formativo estero sulla base della mera circostanza che, secondo l'ordinamento dello Stato di origine, quel titolo abbia valore solo accademico e non professionale, laddove le autorità di tale Stato attestino che il titolo consente l'esercizio della professione di docente. Il giudice amministrativo è tenuto a verificare la correttezza dell'istruttoria e della motivazione del provvedimento di diniego, senza potersi limitare a recepire acriticamente la valutazione negativa espressa dalle autorità dello Stato di origine sul valore abilitante del titolo. Ove il Ministero ritenga che il titolo estero non soddisfi pienamente i requisiti per l'accesso all'insegnamento in Italia, dovrà comunque procedere a una valutazione comparativa delle competenze acquisite dal richiedente, al fine di individuare eventuali misure compensative proporzionate, in applicazione della normativa europea sul riconoscimento delle qualifiche professionali.