La dichiarazione di interesse culturale di un immobile ai sensi degli artt. 10 e 13 del D.lgs. 42/2004 e l'imposizione di un vincolo indiretto di tutela ai sensi dell'art. 45 dello stesso decreto legislativo rientrano nell'ampia discrezionalità tecnica della Pubblica Amministrazione, sindacabile in sede giurisdizionale solo per manifesta illogicità, irragionevolezza o travisamento dei fatti, senza che il giudice possa sostituire la propria valutazione a quella dell'Amministrazione. L'apprezzamento dell'Amministrazione circa il pregio storico-artistico dell'immobile e la necessità di tutelare il suo contesto ambientale e paesaggistico, attraverso l'imposizione di prescrizioni e limiti all'edificabilità delle aree circostanti, deve essere adeguatamente motivato e rispettare i principi di congruità, proporzionalità e ragionevolezza, senza che l'Amministrazione sia vincolata a soluzioni predeterminate dalla legge. Il giudice può sindacare la legittimità di tali valutazioni solo ove risultino manifestamente illogiche, irragionevoli o viziate da travisamento dei fatti, senza poter sostituire la propria valutazione a quella dell'Amministrazione, la quale gode di ampia discrezionalità tecnica in materia di tutela dei beni culturali.