Il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, di cui all'art. 604-bis, comma 1, lett. a) c.p., richiede, ai fini della sua integrazione, non il mero sentimento di generica antipatia, insofferenza o rifiuto riconducibile a motivazioni attinenti alla razza, alla nazionalità o alla religione, bensì un sentimento idoneo a determinare il concreto pericolo di comportamenti discriminatori, che trovi radice sulle qualità personali del soggetto e non sui suoi comportamenti. Pertanto, la mera volontà di offendere una persona straniera, non in quanto tale, ma per altri motivi, non integra il reato di cui all'art. 604-bis c.p. La revoca delle statuizioni civili conseguente all'assoluzione per il reato abrogato rende inammissibile il ricorso per cassazione proposto dalla parte civile, in assenza di un interesse attuale e concreto alla prosecuzione del giudizio, non potendosi riconoscere al giudice penale il potere di accertare la responsabilità civile in relazione a un fatto non più previsto come reato.