Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12550 del 20 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:12550PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando la condotta dell'agente, anche se formulata in modo generico, è potenzialmente idonea a incidere sulla libertà morale della persona offesa, senza che sia necessario l'effettivo verificarsi di un sentimento di intimidazione. Ai fini della configurabilità del reato, è irrilevante l'indeterminatezza del male prospettato, purché questo sia ingiusto e possa desumersi dalla situazione contingente. Assume rilievo, inoltre, il contesto in cui la minaccia è stata pronunciata, come il rapporto di forza tra l'agente e la vittima, che può conferire maggiore incisività alla condotta minacciosa. Il giudice di merito gode di un ampio potere discrezionale nella valutazione degli elementi fattuali e probatori ai fini della sussistenza del reato, la cui rivalutazione in sede di legittimità è preclusa, salvo l'ipotesi di vizi logici o manifesta illogicità della motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrina - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta M - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 02/02/2017 del TRIBUNALE di MESSINA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa BRANCACCIO MATILDE;
udito il Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa LORI PERLA che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
uditi i difensori:
l'avv. (OMISSIS), per la parte civile (OMISSIS), che si riporta alle conclusioni che deposita unitamente al…

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