E' manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 120, terzo comma cod. pen., per contrasto con gli artt. 2,3 e 24 della costituzione, nella parte in cui attribuisce al genitore, ovvero al tutore ed al curatore, lo esercizio del diritto di querela, nonostante ogni contraria dichiarazione di volontà, espressa o tacita, del minore che abbia compiuto i quattordici anni. Infatti, l'incostituzionalità di tale norma non sussiste né sotto il profilo dei diritti inviolabili della persona, la cui tutela resta affidata al legale rappresentante del minore e viene rafforzata dalla possibilità che il minore rimuova da sé l'ostacolo al promuovimento dell'azione penale; né sotto il profilo della disparità di trattamento rispetto al maggiore di età che è giustificata per il fatto che il minore non ha la capacità di valutare le conseguenze di un atto di rinuncia nei confronti del colpevole; né, infine, sotto il profilo della limitazione della possibilità di agire in giudizio, poiché il rappresentante legale sovrintende alla tutela dei diritti del minore, in via personale, ad incremento e non a detrimento di essi. (Fattispecie in tema di violenza carnale).