Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 10265 del 8 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:10265PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia di cui all'art. 572 c.p. richiede la sussistenza di due presupposti essenziali: la convivenza tra l'imputato e la persona offesa e l'abitualità della condotta maltrattante. Tali elementi devono essere accertati in modo rigoroso dal giudice di merito, il quale deve valutare puntualmente la gravità e la sistematicità dei comportamenti incriminati, a prescindere dalla loro qualificazione come autonomi reati. Inoltre, lo stato di soggezione e di mortificazione della vittima deve essere desunto da elementi concreti e non da meri episodi isolati o da dichiarazioni di terzi estranei al contesto familiare. Pertanto, l'assoluzione dell'imputato per insussistenza del reato deve essere sorretta da una motivazione articolata e completa, che analizzi in modo approfondito tutti gli elementi di prova acquisiti, senza basarsi su valutazioni superficiali o su dati scarsamente significativi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Presidente

Dott. TRONCI Andrea - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. GIORDANO Emilia - rel. Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore generale presso la Corte di appello di Ancona;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), n. ad (OMISSIS);
avverso la sentenza del 14/6/2018 della Corte di appello di Ancona:
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo dichiarare inammissibile il ricorso.
udito per l'imputato il difensore…

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