Il piano di recupero di iniziativa pubblica, quale strumento urbanistico attuativo, non può derogare al piano regolatore generale, il quale prevede per il centro storico l'adozione di un piano particolareggiato di esecuzione e non di un piano di recupero. Pertanto, la sostituzione del piano particolareggiato con il piano di recupero configura un'evidente illegittimità, non potendo essere giustificata nemmeno con l'approvazione di una mera variante al piano di recupero già vigente. Inoltre, l'ampliamento del perimetro del piano di recupero, senza osservare il limite della capacità insediativa residenziale teorica dello strumento urbanistico generale, viola l'art. 11, comma 2, della l.r. 61/1985, non potendosi ritenere omogenee le situazioni precedente e successiva all'ampliamento. Infine, la previsione di cessioni gratuite di aree a destinazione pubblica, senza adeguata istruttoria e indennizzo, viola il diritto di proprietà tutelato dall'art. 42 Cost., non potendo essere considerato sufficiente il mero scomputo degli oneri di urbanizzazione. Pertanto, l'approvazione della variante generale al piano di recupero del centro storico è illegittima per i profili indicati.