Cassazione penale Sez. I sentenza n. 20166 del 20 maggio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:20166PEN

Massima

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La continuità criminosa tra reati commessi in tempi diversi non può essere affermata sulla sola base della mera contiguità temporale e spaziale, essendo necessario che emerga dagli atti un disegno criminoso unitario e preordinato fin dal momento della perpetrazione del primo reato. Il giudice, nel valutare la sussistenza della continuazione, deve accertare che l'autore, al tempo della commissione del primo reato, avesse già prefigurato e programmato la realizzazione dei successivi reati, anche di natura associativa, in modo da poter ritenere che essi siano espressione di un medesimo programma criminoso. La semplice circostanza che il reato associativo sia stato accertato in epoca successiva rispetto alla commissione del primo reato non è di per sé sufficiente a integrare il requisito della preordinazione unitaria del disegno criminoso, dovendosi verificare se, già al momento della perpetrazione del primo reato, l'autore avesse effettivamente concepito e voluto la realizzazione dei successivi reati, anche di natura associativa. Pertanto, la continuazione tra reati commessi in tempi diversi non può essere affermata sulla base della sola prossimità temporale e spaziale, essendo necessario che emerga dagli atti un disegno criminoso unitario e preordinato fin dal momento della perpetrazione del primo reato, tale da consentire di ritenere che i successivi reati, anche di natura associativa, siano espressione di un medesimo programma criminoso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. IANNELLI Domenico - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - rel. Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMESSO), N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 216/2010 CORTE APPELLO di LECCE, del 06/10/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MASSIMO VECCHIO;

Letta la requisitoria del Pubblico Ministero, dott. GALASSO Aurelio, sostituto procuratore generale della Repubblica presso questa Corte suprema, il quale ha concluso per la inammissibilita' del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spe…

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