Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9846 del 6 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:9846PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) si configura quando la condotta dell'agente, anche attraverso minacce, pedinamenti, invio di messaggi e aggressioni, ingenera nella vittima un grave e perdurante stato di ansia e di paura per la propria incolumità, ovvero determina un mutamento delle sue abitudini di vita. A tal fine, è sufficiente che gli atti ritenuti persecutori abbiano un effetto destabilizzante della serenità e dell'equilibrio psicologico della vittima, senza necessità di accertare uno stato patologico, essendo la fattispecie incriminatrice autonoma rispetto al reato di lesioni. La prova dell'evento del delitto può essere desunta dalle dichiarazioni della persona offesa, dai suoi comportamenti conseguenti alla condotta dell'agente e dalla valutazione complessiva della condotta stessa, considerandone l'astratta idoneità a causare l'evento e il suo profilo concreto in riferimento alle effettive condizioni di luogo e di tempo in cui è stata consumata. Le dichiarazioni della persona offesa costituita parte civile, se ritenute credibili e attendibili, possono da sole fondare l'affermazione di responsabilità penale dell'imputato, senza necessità di ulteriori riscontri estrinseci, purché la valutazione della loro credibilità e attendibilità sia adeguatamente motivata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - rel. Consigliere

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 01/06/2016 della CORTE APPELLO di L'AQUILA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere EDUARDO DE GREGORIO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore PERELLI SIMONE.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con la sentenza impugnata la Corte d'Appello di L'Aquila ha confermato la pronunzia di condanna alla pena di giustizia ed al risarcimento del danno …

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