Cassazione penale Sez. V sentenza n. 41151 del 22 novembre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:41151PEN

Massima

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Il sequestro preventivo delle quote di una società, anche se appartenenti a persona estranea al reato, è legittimo qualora tale misura sia finalizzata a impedire la protrazione dell'ipotizzata attività criminosa, in quanto ciò che rileva non è la titolarità del patrimonio sociale, ma la sua gestione, supposta illecita. Tuttavia, in tale ipotesi, il giudice ha il dovere di motivare specificamente in ordine al requisito del "periculum in mora", sulla base di elementi indicativi della effettiva disponibilità dei beni da parte dell'indagato, anche in ragione di particolari rapporti in atto tra il terzo titolare e l'indagato medesimo. Pertanto, il giudice deve procedere a un nuovo esame volto a verificare se, e in quale misura, i rapporti tra i soci titolari delle quote della società consentano di ricondurre, quanto meno a livello di disponibilità di fatto, la gestione della società all'indagato, al fine di valutare la legittimità del sequestro preventivo anche pro-quota.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) FU. GI. N. IL (OMESSO);

2) RO. AN. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 2610/2009 TRIB. LIBERTA' di NAPOLI, del 19/01/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. PIERO SAVANI;

lette/sentite le conclusioni del PG Dott. IZZO Gioacchino che chiede il rigetto del ricorso.

IN FATTO E DIRITTO

Con decreto emesso in data 13 novembre 2009, integrato in data 2 dicembre 2009, nell'amb…

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