Cassazione penale Sez. III sentenza n. 7517 del 18 febbraio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:7517PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia, in considerazione della diversità dei beni giuridici tutelati, può concorrere formalmente con il reato di violenza sessuale, purché la condotta integrante il reato di maltrattamenti non si esaurisca negli episodi di violenza sessuale, ma si inserisca in una serie di atti vessatori e percosse tipici della condotta di maltrattamenti. Tuttavia, il reato di maltrattamenti in famiglia assorbe il reato di minaccia, in quanto quest'ultimo costituisce una modalità esecutiva della condotta di maltrattamenti, mentre non assorbe il reato di lesioni personali, in considerazione della diversa oggettività giuridica. La valutazione della credibilità della persona offesa, quale unica fonte probatoria per il reato di violenza sessuale, deve essere effettuata in modo rigoroso, tenendo conto della coerenza intrinseca e della corroborazione estrinseca della sua deposizione, anche attraverso elementi di riscontro esterni.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GRILLO Renato - Presidente

Dott. GRAZIOSI Chiara - rel. Consigliere

Dott. GENTILI Andrea - Consigliere

Dott. PEZZELLA Vincenzo - Consigliere

Dott. ANDRONIO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 459/2013 CORTE APPELLO di FIRENZE, del 09/05/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 18/12/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. CHIARA GRAZIOSI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. P. Gaeta, che ha concluso per l'inammissibilita';

Udito il difensore Avv. (OMISSIS) di Forli'.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza del 9 m…

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