Il sequestro di persona finalizzato alla riscossione di un credito, ancorché scaturente da un rapporto illecito, integra il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione di cui all'art. 630 c.p. e non il reato di sequestro di persona di cui all'art. 605 c.p. Tale principio, affermato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, è ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità, superando orientamenti giurisprudenziali più risalenti. La concessione dell'attenuante speciale prevista dall'art. 8 del d.l. n. 152 del 1991, convertito in l. n. 203 del 1991, è invece subordinata alla sussistenza di specifici presupposti, quali la contestazione dell'aggravante di cui all'art. 7 dello stesso decreto-legge e la responsabilità per reati di partecipazione ad associazione mafiosa o commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416-bis c.p. o al fine di agevolare le attività mafiose. Il contributo collaborativo dell'imputato, per essere rilevante ai fini della concessione dell'attenuante di cui all'art. 630, comma 5, c.p., deve essere determinante e decisivo per l'accertamento della verità, non essendo sufficiente un generico apporto successivo all'individuazione dei concorrenti nel reato. La mancata assistenza di un difensore abilitato al patrocinio in Cassazione, ove richiesta a pena di inammissibilità, comporta l'inammissibilità del ricorso, così come l'illustrazione di meri motivi di fatto, senza la deduzione di specifici vizi di legittimità.