Il Comune, nell'esercizio della propria discrezionalità amministrativa in materia di concessione di suolo pubblico per l'attività commerciale, può legittimamente imporre agli operatori commerciali prescrizioni a carattere generale volte a tutelare interessi pubblici quali il decoro, l'igiene, la sicurezza e la salvaguardia di beni culturali e paesaggistici. Tali prescrizioni, che possono riguardare aspetti come le dimensioni, le colorazioni e le modalità di esposizione delle strutture di vendita, trovano fondamento nell'esigenza di contemperare l'esercizio dell'attività commerciale con la tutela di interessi pubblici primari, nel rispetto del principio di proporzionalità. L'adozione di una nuova disciplina regolamentare, che riproduca in tutto o in parte le previsioni oggetto di contestazione, comporta la sopravvenuta carenza di interesse all'impugnazione della precedente regolamentazione, in assenza di una specifica impugnazione della nuova normativa e di atti applicativi idonei a dimostrare la persistente lesione della sfera giuridica dei ricorrenti.