Il giudice di legittimità, nel dichiarare inammissibile il ricorso per cassazione proposto dall'imputata avverso l'ordinanza della Corte di appello che aveva dichiarato inammissibile il suo appello, afferma il principio secondo cui l'impugnazione, sia essa di appello o di ricorso per cassazione, deve contenere una puntuale e specifica critica alla motivazione del provvedimento impugnato, indicando in modo chiaro e dettagliato le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono le censure mosse. La genericità e l'indeterminatezza dei motivi di impugnazione, che non consentono di individuare con precisione i vizi denunciati e il loro collegamento con la decisione impugnata, determinano l'inammissibilità dell'atto di impugnazione, in applicazione degli articoli 581 e 591 c.p.p. Tale principio si fonda sull'esigenza di garantire il rispetto del contraddittorio e del diritto di difesa, nonché di assicurare l'effettività del controllo di legittimità svolto dalla Corte di cassazione, la quale deve poter verificare la correttezza della motivazione adottata dal giudice di merito. L'onere di specificità e puntualità dei motivi di impugnazione grava sull'imputato, la cui colpa nella determinazione delle ragioni di inammissibilità comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.