Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 20620 del 15 maggio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:20620PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria qualità e dei propri poteri, tenta di indurre indebitamente il privato a dargli o promettergli denaro, sfruttando la sua posizione di supremazia e la minaccia di ulteriori controlli ispettivi e conseguenze penali, commette il reato di tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità. Tale condotta non può essere considerata come desistenza volontaria, ai sensi dell'art. 56, comma 3, c.p., qualora il pubblico ufficiale, a seguito del rifiuto del privato, manifesti la volontà di recarsi in Procura, in quanto ciò rivela la persistenza del proposito criminoso e l'assenza di un libero e spontaneo abbandono del reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Presidente

Dott. VIGNA M.Sabina - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - rel. Consigliere

Dott. TRIPICCIONE Debora - Consigliere

Dott. DI GIOVINE Ombretta - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza emessa il 13/04/2022 dalla Corte di appello di Caltanissetta;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Pietro Silvestri;
lette le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale, Dott. Ettore Pedicini, che ha chiesto che il ricorso sia dichiarato inammissibile.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Caltanissetta ha sostanzialmente confermato la sentenza con cui (OMISSI…

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