Il reato di resistenza a pubblico ufficiale ex art. 337 c.p. sussiste anche quando l'imputato, pur non compiendo atti di violenza o minaccia diretti contro gli agenti, ostacola l'attività di servizio pubblico, come nel caso di manomissione o spostamento di strumenti utilizzati dalle forze dell'ordine per impedire il contatto tra tifoserie rivali. La condotta dell'imputato, anche se non caratterizzata da atti di violenza fisica, può integrare il reato di resistenza qualora sia idonea a impedire o ostacolare l'azione dei pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni. Inoltre, ai fini della configurabilità del concorso nel reato di lesioni personali ex art. 116 c.p., è sufficiente che l'imputato abbia accettato il rischio della commissione del diverso reato quale logico sviluppo di quello originariamente pianificato, anche se non abbia direttamente cagionato le lesioni. La valutazione della gravità dei fatti e della personalità dell'imputato, unitamente all'assenza di circostanze attenuanti generiche, può giustificare l'irrogazione di una pena congrua rispetto all'entità degli addebiti contestati.