Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23050 del 10 giugno 2021

ECLI:IT:CASS:2021:23050PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando la condotta dell'agente, in relazione alle concrete circostanze del fatto, sia potenzialmente idonea a incidere sulla libertà morale della vittima, valutata secondo un criterio medio parametrato alle circostanze del caso. A tal fine, non è necessario che la prospettazione di un male ingiusto intimidisca effettivamente il soggetto passivo, essendo sufficiente che le parole o il gesto dell'agente abbiano attitudine minatoria. Le condizioni psico-fisiche dell'agente al momento della condotta, pur rilevanti, non escludono la configurabilità del reato qualora la sua azione risulti comunque potenzialmente idonea a suscitare timore nella vittima. Inoltre, la minaccia può essere rivolta anche a soggetti diversi dal diretto destinatario, qualora il male prospettato li coinvolga direttamente, come nel caso di una minaccia relativa a un evento che riguardi la vittima stessa. Il sindacato di legittimità della Corte di Cassazione è limitato alla verifica di eventuali vizi logici o argomentativi della motivazione, senza poter riesaminare nel merito la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, in assenza di manifesta illogicità o travisamento della prova.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - rel. Consigliere

Dott. FRANCOLINI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 03/06/2020 del TRIBUNALE di AVELLINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. MATILDE BRANCACCIO;
lette le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale Dott. DI LEO GIOVANNI, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Avellino, quale giudice d'appello, in riforma della sentenza di assoluzione, per non aver …

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