Il provvedimento di revoca delle misure di accoglienza, in virtù della sua natura discrezionale e sanzionatoria, postula una valutazione in concreto della singola fattispecie, con particolare riferimento al profilo della proporzionalità della sanzione rispetto alla gravità delle condotte contestate, da effettuarsi - in assenza di situazioni di urgenza qualificata - soltanto a seguito di un pieno ed effettivo contraddittorio procedimentale, in cui l'interessato abbia potuto fornire il proprio apporto istruttorio, che l'Amministrazione deve puntualmente valutare all'atto dell'emissione del provvedimento finale. La motivazione del provvedimento di revoca delle misure di accoglienza deve essere adeguata e puntuale, non potendosi limitare a un mero richiamo di atti istruttori, ma dovendo contenere una valutazione in concreto della fattispecie, con particolare riguardo alla proporzionalità della sanzione rispetto alla gravità delle condotte contestate, tenendo conto anche delle deduzioni difensive dell'interessato. L'imposizione di sanzioni ai sensi dell'art. 20, paragrafo 4, della direttiva 2013/33/UE, deve, in qualsiasi circostanza, rispettare le condizioni di cui al paragrafo 5 di tale articolo, in particolare quelle relative al rispetto del principio di proporzionalità e della dignità umana. La carenza di motivazione del provvedimento di revoca delle misure di accoglienza, in particolare sotto i profili della mancata valutazione in concreto della fattispecie, della proporzionalità della sanzione e del mancato esame delle deduzioni difensive dell'interessato, comporta l'annullamento del provvedimento stesso.