Il diniego di concessione edilizia in sanatoria per immobili composti in prevalenza da superfici non residenziali è legittimo, in quanto l'art. 32, comma 25, della legge n. 326 del 2003 limita la possibilità di definizione agevolata degli illeciti edilizi alle sole "nuove costruzioni residenziali" non superiori a 750 mc per singola richiesta di titolo abilitativo, con un limite complessivo di 3.000 mc. Pertanto, l'Amministrazione comunale è tenuta a negare la sanatoria per gli immobili che non presentino i requisiti di residenzialità previsti dalla norma, in quanto la stessa ha inteso ridurre l'ambito di operatività della precedente disciplina eccezionale del condono, operando un bilanciamento tra l'interesse al recupero della legalità violata e le imponenti ragioni di finanza pubblica. Inoltre, gli atti di diniego di sanatoria e le conseguenti ordinanze di demolizione, essendo atti vincolati, non possono essere annullati per violazione di norme procedimentali, ai sensi dell'art. 21-octies della legge n. 241 del 1990, qualora il loro contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato.