Cassazione penale Sez. V sentenza n. 8742 del 24 febbraio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:8742PEN

Massima

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Il reato di violenza privata (art. 610 c.p.) si configura quando l'agente, con violenza o minaccia, costringe taluno a fare, tollerare od omettere qualche cosa, anche se tale condotta non si accompagna a reiterati maltrattamenti o lesioni personali. La remissione di querela da parte della persona offesa non è rilevante ai fini della procedibilità d'ufficio del reato, essendo sufficiente l'accertamento della condotta costrittiva realizzata dall'imputato. La valutazione della credibilità della persona offesa rientra nel libero apprezzamento del giudice di merito, la cui motivazione non può essere censurata in sede di legittimità se logica e coerente con le risultanze processuali. L'inammissibilità del ricorso per cassazione preclude la verifica della prescrizione del reato, comportando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. DE BERARDINIS S. - rel. Consigliere

Dott. BRUNO Paolo A. - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 5556/2011 CORTE APPELLO di MILANO, del 18/04/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/11/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SILVANA DE BERARDINIS;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Gabriele Mazzotta che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

RITENUTO IN FATTO

Con sentenza in data 18.4.2012 la Corte di Appello di Milano co…

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