La violazione delle norme poste a tutela dell'igiene e della sanità pubblica, accertata dall'autorità sanitaria competente, costituisce un requisito sufficiente per disporre la sospensione o l'inibizione dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande fino al ripristino delle condizioni igienico-sanitarie prescritte, senza che sia necessaria la prova dell'effettiva lesione del bene protetto. Ciò in applicazione del principio di precauzione, in base al quale le ragioni connesse alla protezione della salute e dell'igiene pubblica prevalgono sugli interessi economici dell'esercente, in tutti i settori ad elevato livello di protezione, a prescindere dall'accertamento di un effettivo nesso causale tra il fatto dannoso o potenzialmente tale e gli effetti pregiudizievoli che ne derivano. L'accertamento, da parte degli organi competenti, della mancanza di un requisito igienico-sanitario essenziale, come la canna di esalazione, è pertanto sufficiente a legittimare l'adozione di un provvedimento sfavorevole, nei termini di una tranciante soluzione di chiusura ed inibizione dell'attività, in quanto atto necessariamente dovuto per tutelare la salute pubblica.