Il diritto di critica politica, quale peculiare espressione del diritto di critica, consente di formulare giudizi e opinioni motivati sull'operato di esponenti politici e pubblici amministratori, anche attraverso l'utilizzo di un linguaggio pungente, purché ancorati a fatti obiettivamente verificati, ancorché liberamente interpretati e valutati. Tale diritto trova il suo fondamento nell'esigenza di controllo diffuso sull'operato di coloro che ricoprono cariche pubbliche, in ragione dei maggiori poteri e responsabilità ad essi attribuiti in una società democratica. Pertanto, il requisito della verità dei fatti posti a base della critica politica non deve essere inteso in senso stringente, essendo sufficiente che la valutazione critica sia ancorata a circostanze obiettivamente accertate, anche se non ancora definitive, senza che l'autore della critica sia tenuto a dare pari risalto a elementi favorevoli alla persona criticata, specie se antagonista politica. Ciò purché siano rispettati i limiti della continenza espositiva e dell'assenza di attribuzione di fatti radicalmente falsi o del tutto indimostrati.