Consiglio di Stato sentenza n. 9143 del 2023

ECLI:IT:CDS:2023:9143SENT

Massima

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Il rilascio di un permesso di costruire in sanatoria è illegittimo qualora l'amministrazione accerti che le istanze di condono presentate dall'interessato contengano dichiarazioni non veritiere in ordine all'epoca di realizzazione degli abusi edilizi, alla documentazione fotografica obbligatoria e alla conformità degli interventi realizzati rispetto agli elaborati grafici depositati. In tali ipotesi, l'amministrazione è legittimata ad annullare d'ufficio il titolo edilizio in sanatoria, anche oltre il termine di 18 mesi, in quanto il potere di autotutela non è soggetto a termini perentori quando il provvedimento favorevole sia stato adottato sulla base di una falsa rappresentazione della realtà materiale. L'annullamento del permesso di costruire in sanatoria inficia anche la successiva denuncia di inizio attività (DIA) presentata per la demolizione e ricostruzione con ampliamento, in quanto tale titolo presuppone la legittimità della volumetria originaria, che non trova titolo nella DIA ma nel permesso di costruire in sanatoria illegittimamente rilasciato. Pertanto, l'amministrazione può ordinare la demolizione dell'intero fabbricato, anche di quella parte realizzata in base alla DIA, quando gli interventi abusivi risultino tali da rendere non più identificabile e ripristinabile quanto regolarmente edificato.

Sentenza completa

Pubblicato il 23/10/2023

N. 09143/2023REG.PROV.COLL.

N. 07565/2020 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 7565 del 2020, proposto da
Valentina Marongiu, rappresentata e difesa dagli avvocati Roberto Baratta e Guido Fiorillo, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

contro

Città di Nettuno, in persona del legale rappresentante
pro tempore
, rappresentato e difeso dall'avvocato Antonino Galletti, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso il suo studio in Roma, p. le Don G. Minzoni, n. 9;

per la riforma

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda) n. 8822/2020.

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