Il reato di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, di cui all'art. 3 del D.Lgs. n. 74/2000, è caratterizzato da una struttura bifasica, che richiede: 1) la falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e l'utilizzo di mezzi fraudolenti idonei ad ostacolare l'accertamento; 2) l'indicazione, in una delle dichiarazioni relative alle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, di elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo o di elementi passivi fittizi. La condotta precedente alla presentazione della dichiarazione, pur se strumentale e prodromica alla realizzazione dell'illecito, non è di per sé penalmente rilevante, essendo necessario il perfezionamento del reato con l'indicazione mendace nella dichiarazione. Pertanto, il mero risparmio di imposta conseguito attraverso l'applicazione di un regime di non imponibilità, senza che tale imposta sia stata indicata come detratta nella dichiarazione, non integra gli estremi del reato, in assenza di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili e dell'utilizzo di mezzi fraudolenti idonei ad ostacolare l'accertamento. Ai fini della configurabilità del reato, inoltre, è necessario che l'ammontare degli elementi attivi sottratti all'imposizione, anche mediante indicazione di elementi passivi fittizi, sia superiore al 5% dell'ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, ovvero superiore a euro 1.500.000, e che l'imposta evasa sia superiore a euro 30.000.