Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 51677 del 13 novembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:51677PEN

Massima

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La coltivazione non autorizzata di piante da cui sono estraibili sostanze stupefacenti, anche se finalizzata all'uso personale, integra il reato previsto dall'art. 73, comma 5, del D.P.R. n. 309/1990, salvo che il giudice accerti la concreta inoffensività della condotta, ossia l'irrilevanza dell'aumento di disponibilità della droga e l'assenza di pericolo di ulteriore diffusione. Il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche è rimesso alla discrezionalità del giudice, il quale deve motivare adeguatamente il diniego sulla base della gravità effettiva del reato e della personalità del reo, senza che ciò costituisca necessariamente motivo di appello. La punibilità della coltivazione non autorizzata sussiste anche quando il quantitativo di sostanza stupefacente ricavabile dalla pianta sia destinato all'uso personale dell'imputato, purché risulti l'attuale capacità della sostanza di produrre un effetto drogante con concreto pericolo di aumento della disponibilità e di ulteriore diffusione dello stupefacente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Presidente

Dott. TRONCI Andrea - Consigliere

Dott. COSTANZO Angelo - rel. Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 18/02/2016 della CORTE APPELLO di SALERNO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANGELO COSTANZO;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. TAMPIERI LUCA che ha concluso per l'annullamento con rinvio in riferimento alla sanzione.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di appello di Salerno ha confermato, ma riducendo la pena, la…

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