Il reato di associazione di tipo mafioso di cui all'art. 416-bis c.p. si configura quando la condotta criminosa perdura fino alla data della sentenza di primo grado, salvo che non risulti provato il recesso effettivo e reale dell'imputato dall'associazione in epoca precedente. Ai fini della sussistenza dell'aggravante di cui all'art. 416-bis.1 c.p., è sufficiente che l'agente abbia consapevolezza del collegamento tra l'attività illecita da lui svolta e l'operatività dell'associazione mafiosa, anche senza una diretta partecipazione all'organizzazione criminale. L'ipotesi attenuata di cui all'art. 73, comma 5, d.P.R. n. 309/1990 può essere esclusa quando la condotta, pur caratterizzata da modeste quantità di stupefacente, si inserisca in un contesto di elevata professionalità e pericolosità. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche può essere legittimamente fondato sull'apprezzamento di un solo dato negativo, oggettivo o soggettivo, ritenuto prevalente rispetto ad altri, senza necessità di una specifica valutazione di ciascun fattore attenuante indicato.