Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale, è tenuto a esaminare in modo completo e articolato l'intero compendio probatorio, dando adeguata motivazione in ordine alla rilevanza e attendibilità delle prove acquisite, senza limitarsi a una mera ricostruzione degli elementi fattuali, ma operando una valutazione complessiva della condotta dell'imputato alla luce dei criteri di cui agli artt. 132 e 133 c.p. Ciò anche al fine di verificare l'applicabilità dell'istituto della particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis c.p., la cui esclusione non comporta automaticamente l'irrogazione della pena nel minimo edittale, dovendo il giudice comunque determinare la sanzione in relazione alle circostanze concrete del caso. La motivazione del giudice di merito, in assenza di palesi illogicità o contraddizioni, non è sindacabile in sede di legittimità, essendo precluso alla Corte di Cassazione sostituire la propria valutazione a quella compiuta dai giudici di fatto, salvo il riscontro di vizi logici o di errata applicazione delle regole probatorie.