Il difetto di interesse sopravvenuto nel corso del giudizio amministrativo determina l'improcedibilità del ricorso, in applicazione dell'art. 35, comma 1, lett. c), del D.Lgs. 104/2010, in quanto il venir meno dell'interesse delle parti alla decisione rende priva di utilità pratica la pronuncia del giudice. Tale principio trova applicazione anche quando il rapporto contrattuale sottostante all'impugnazione del provvedimento amministrativo si sia interrotto, facendo venire meno l'interesse dei ricorrenti all'annullamento dell'atto. In tali casi, il giudice amministrativo è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso, anche d'ufficio, senza entrare nel merito della legittimità del provvedimento impugnato, in quanto la pronuncia risulterebbe priva di effetti pratici per le parti. La compensazione delle spese processuali rappresenta la conseguenza logica di tale declaratoria di improcedibilità, in considerazione del venir meno dell'interesse delle parti alla decisione.