Il peculato militare si configura quando il pubblico ufficiale, avendo il possesso di beni o risorse dell'amministrazione per ragioni del suo ufficio e servizio, se ne appropria per fini privati, cagionando un danno patrimoniale all'ente. Tale condotta è punita anche quando l'appropriazione riguarda il consumo di beni strumentali, come il carburante per l'utilizzo di automezzi, o l'uso di utenze telefoniche, purché il valore del danno non sia del tutto trascurabile. Tuttavia, l'esiguità del danno economico derivante dall'uso privato di una utenza telefonica, come nel caso di brevi conversazioni di modico valore, può escludere la rilevanza penale della condotta, in applicazione del principio di offensività, in quanto l'interesse tutelato dal reato di peculato, ossia il buon andamento della pubblica amministrazione, risulta in tali ipotesi solo marginalmente leso. Pertanto, il peculato militare non sussiste quando l'appropriazione abbia ad oggetto beni di valore economico trascurabile, in quanto l'offesa all'amministrazione risulta in tal caso insufficiente a giustificare l'applicazione della sanzione penale.