Il vincolo urbanistico che consente la realizzazione di interventi edilizi ad iniziativa privata, anche mediante la formazione di comparti edificatori, configura un vincolo di natura conformativa e non espropriativa, in quanto non determina l'inedificabilità assoluta del bene né la sua destinazione a un uso pubblico esclusivo, ma si limita a disciplinare l'assetto e la destinazione del territorio nell'ambito della potestà pianificatoria del Comune, senza incidere in modo particolare e puntuale su singoli beni determinati. Pertanto, il decorso del termine di efficacia del piano particolareggiato non comporta la decadenza di tali vincoli conformativi, i quali restano validi ed efficaci fino all'approvazione di un nuovo strumento urbanistico, fermo restando la possibilità per i privati di proporre la formazione e attuazione di singoli sub-comparti, indipendentemente dalla parte restante del comparto, ai sensi dell'art. 5, comma 8-bis, della L. n. 106/2011. L'Amministrazione comunale, in tali casi, non è tenuta a procedere d'ufficio all'attribuzione di una nuova destinazione urbanistica, essendo sufficiente consentire l'iniziativa privata per la realizzazione degli interventi ammessi dalla disciplina urbanistica vigente.