Cassazione penale Sez. V sentenza n. 16420 del 21 aprile 2008

ECLI:IT:CASS:2008:16420PEN

Massima

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Il dolo generico, consistente nella volontà di usare espressioni offensive con la consapevolezza di offendere l'altrui reputazione, è sufficiente per l'integrazione dell'elemento psicologico del delitto di diffamazione, senza che sia necessaria la specifica intenzione di offendere il soggetto passivo (c.d. animus iniurandi o diffamandi). Inoltre, il diritto di critica, anche aspra, riconosciuto ai soci nei confronti degli amministratori di una società, trova il suo limite nel fatto che le accuse poste a fondamento delle opinioni e valutazioni espresse devono essere fondate su fatti esistenti, la cui sussistenza deve essere adeguatamente motivata dal giudice. Infine, la valutazione della portata diffamatoria dello scritto, pur essendo una questione di merito non di competenza del giudice di legittimità, deve essere sorretta da una motivazione congrua e logica, che non presenti profili di apoditticità o manifesta illogicità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso presentato da:

1) MO. MA., N. IL (OMESSO);

2) CA. CA., N. IL (OMESSO);

3) RI. GA., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 19/05/2006 GIUDICE DI PACE di GENOVA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARASCA GENNARO;

Udito il Pubblico Ministero in persona del Dott. IACOVIELLO Francesco Mauro, che ha concluso per l'annullament…

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