Il provvedimento di revoca della proposta di sanatoria di un'occupazione abusiva di alloggio comunale è legittimo, in quanto l'art. 43 della L.R. n. 28/1990 non prevede alcun automatismo tra occupazione abusiva e assegnazione in sanatoria, ma configura tale ultima fattispecie in termini tassativi e discrezionali per l'amministrazione. Il ritardo dell'amministrazione comunale nel concludere il procedimento non determina alcuna illegittimità, in quanto l'occupante abusivo non può dolersi di un ritardo che ha consolidato nel tempo gli effetti della propria condotta illecita, arrecando pregiudizio all'interesse pubblico connesso all'assegnazione del patrimonio immobiliare comunale secondo i criteri normativamente previsti. L'amministrazione non è obbligata a rispettare in modo rigido i parametri dimensionali degli alloggi da assegnare, previsti dalla L.R. n. 91/1983, potendo derogare a tali criteri generali ove sussistano ragioni di interesse pubblico. Inoltre, l'amministrazione non è tenuta a diffidare l'occupante abusivo ad accettare l'alloggio proposto, pena la decadenza dall'assegnazione, qualora tale diffida sia già stata regolarmente comunicata in precedenza, essendo l'occupante pienamente a conoscenza delle conseguenze derivanti dal rifiuto dell'alloggio offerto.