Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 15553 del 28 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:15553PEN

Massima

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La presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p. per i reati di partecipazione ad associazione di stampo mafioso può essere superata solo mediante la dimostrazione dell'inattualità di situazioni di pericolo cautelare, dovendo il giudice valutare, oltre al tempo trascorso dalla commissione del fatto, le peculiarità dell'intera vicenda cautelare, con particolare riferimento ai collegamenti dell'imputato con il contesto mafioso, alla persistenza di vincoli e radicamenti nel tessuto economico-imprenditoriale, nonché all'assenza di segni di sicuro allontanamento dal predetto contesto, anche in presenza di collaborazioni e arresti di altri associati. In tali ipotesi, la misura cautelare della custodia in carcere può essere ritenuta adeguata e proporzionata, in assenza di elementi idonei a superare la presunzione di pericolosità e di adeguatezza della misura inframuraria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. RICCIARELLI Massimo - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 06/10/2016 del TRIB. LIBERTA' di CATANZARO;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANGELO CAPOZZI;
sentite le conclusioni del PG Dr. ROBERTO ANIELLO, che ha chiesto il rigetto del ricorso;
udito l'avv. (OMISSIS), che ha chiesto l'accoglimento.
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza in epigrafe il Tribunale di Catanzaro ha rigettato l'appello ai…

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