Il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro subordinato non può essere fondato esclusivamente sull'esistenza di precedenti condanne penali, in assenza di una specifica e adeguata motivazione in ordine alla pericolosità sociale del richiedente, in quanto il mero dato formale della condanna non è di per sé sufficiente a giustificare il provvedimento di diniego, dovendo l'amministrazione valutare concretamente la sussistenza di elementi che rendano il soggetto socialmente pericoloso e, quindi, incompatibile con il mantenimento del permesso di soggiorno. L'amministrazione è tenuta a motivare in modo specifico e congruo il provvedimento di diniego, non potendo limitarsi a un mero richiamo formale delle condanne penali, ma dovendo valutare la situazione complessiva del richiedente, il suo percorso di integrazione e la sua attuale pericolosità sociale, in conformità ai principi di proporzionalità e ragionevolezza che devono informare l'esercizio del potere discrezionale. Il provvedimento di diniego del rinnovo del permesso di soggiorno, privo di una adeguata e specifica motivazione in ordine alla pericolosità sociale del richiedente, è pertanto illegittimo per difetto di motivazione e violazione degli artt. 4 e 5 del d.lgs. 286/1998.