Cassazione penale Sez. V sentenza n. 7000 del 21 febbraio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:7000PEN

Massima

Massima ufficiale
In tema di diffamazione, l'esimente di cui all'art. 598 c.p. (in base alla quale non sono punibili le offese contenute negli scritti presentati o nei discorsi pronunziati dalle parti o dai loro patrocinatori innanzi alla autorità giudiziaria) costituisce applicazione estensiva del più generale principio posto dall'art. 51 c.p. (esercizio di un diritto o adempimento di un dovere) ed è applicabile anche alle offese contenute nell'atto di citazione, benché esso sia destinato ad essere notificato prima della costituzione delle parti e, quindi, prima della instaurazione del procedimento; ciò in quanto tutti gli atti funzionali all'esercizio del diritto di difesa, anche se precedenti l'apertura del procedimento, devono esser ricondotti al principio della immunità giudiziale.

Sentenza completa

MOTIVI DELLA DECISIONE
Con la sentenza impugnata il Tribunale di Varese ha dichiarato la colpevolezza dell'avv. A. L. in ordine al delitto di diffamazione ai danni dei colleghi R. C. e G. C., convenuti in giudizio civile per responsabilità professionale della Mor. Edil s.a.s., di cui l'imputato era difensore.
Risulta dalla stessa sentenza che gli avvocati R. e G. C. si erano doluti di talune frasi contenute nell'atto di citazione in giudizio, nel quale l'avv. L. aveva definito il comportamento dei professionisti convenuti illegittimo, "sotto il profilo di violazione di norme non solo deontologiche"; e aveva in particolare scritto: "tutta l'attività svolta dai predetti professionisti ... è protesa solo e soltanto, mediante raggiri e falsa rappresentazione della realtà, a strappare alle socie assensi al loro operato al fine di poter realizzare la sola liquidazione della società mediante vendita degli immobili a persone di loro gradimento,…

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