L'amministrazione pubblica, nell'esercizio del potere di revoca di un provvedimento amministrativo favorevole al privato, è tenuta a rispettare i presupposti e le condizioni previsti dall'art. 21-quinquies della Legge n. 241/1990, ovvero la sopravvenienza di motivi di interesse pubblico, il mutamento della situazione di fatto o una nuova valutazione dell'interesse pubblico originario. Tali presupposti devono essere adeguatamente motivati e ponderati con l'interesse del privato destinatario del provvedimento revocato. L'amministrazione non può fondare l'esercizio del potere di revoca sulla mera illegittimità del provvedimento originario, rientrando tale ipotesi nell'ambito di applicazione dell'art. 21-nonies della stessa legge, che richiede ulteriori condizioni, come la sussistenza di ragioni di interesse pubblico, l'esercizio entro un termine ragionevole e la valutazione degli interessi dei destinatari e dei controinteressati. Inoltre, l'utilizzo di una graduatoria concorsuale di altra amministrazione, ai sensi dell'art. 3, comma 61, della Legge n. 350/2003, è subordinato al previo accordo tra le amministrazioni interessate, che deve necessariamente precedere l'attingimento alla graduatoria stessa, non potendo l'amministrazione procedere in assenza di tale presupposto. Pertanto, l'atto di revoca adottato in assenza dei presupposti di legge e senza il previo accordo tra le amministrazioni per l'utilizzo della graduatoria di altra amministrazione, è illegittimo e deve essere annullato.